In considerazione delle segnalazioni che riceviamo con frequenza dagli Associati, ci è sembrato di interesse comune creare un’apposita sezione del sito web per lasciare la parola proprio ai soci Federmanager Bergamo: uno spazio per discutere, scambiarsi idee e stimolare discussioni costruttive in particolare sull’argomento “pensioni”, che ultimamente si sta rivelando di fondamentale importanza per la categoria dirigenziale.

Invitiamo tutti coloro i quali desiderassero condividere i propri commenti e le proprie idee, ad inviarci una mail all’indirizzo info@federmanagerbergamo.it, autorizzandoci alla pubblicazione.

 

 

 

Mercoledì 12 Giugno 2019 – Lettera inviata a Il Corriere della Sera

Oggetto: prossime mosse del governo ….per fronteggiare la prossima crisi finanziaria 

Caro Aldo,
dopo minibot, tassazione o prelievo dalle cassette di sicurezza , mi permetto di anticipare la futura mossa quando la tempesta finanziaria evocata dal sottosegretario Giorgetti arriverà a cavallo dell’estate  con fuga degli investitori dal debito Italiano.
Blocco nottetempo dei conti correnti, stile governo Amato del venerdì 10 luglio 1992 ( film già visto) , però invece di un prelievo forzoso del 0,6% ci sarà la trasformazione forzosa di parte dei nostri risparmi in BTP a 10 anni con tasso predefinito ( quindi fuori mercato) e impossibilità di incassarli prima dei 10 anni . Questo per rimpiazzare i BTP non più acquistati dagli investitori tradizionali.
in questo modo la propaganda dirà che non è una patrimoniale , che il governo non mette le mani nelle tasche degli italiani, solo congelerà una parte dei nostri risparmi per qualche tempo come ” contributo di solidarietà” per far crescere l’Italia.
E se qualcuno avrà bisogno nel frattempo dei suoi soldi ……potrà sempre vendere questi BTP accettando quotazioni intorno al 60% del loro valore nominale……
Caro Aldo cosa ne pensa?…..alla fine del 2001 durante il default dell’ Argentina successe qualcosa di simile.
La ringrazio per l’attenzione.

Sergio Tosato

 

Lunedì 28 gennaio 2019 – Lettera inviata al Direttore de Il Corriere della Sera

Oggetto: Coerenza dell’azione di governo ( acquisto da parte di Eni di una partecipazione in ADNOC per 3,3 miliardi di dollari )

Caro Direttore,
ho letto che ENI ha appena firmato un contratto da 3,3 miliardi di dollari per acquisire una quota di ADNOC ( Abu Dhabi National Oil Company ) per la raffinazione dei prodotti petroliferi .
Non discuto la scelta di ENI dal punto di vista aziendale perché sicuramente vendere prodotti dopo la raffinazione è molto più redditizio che vendere petrolio greggio , ma dal punto di vista dell’attuale governo ( notare la presenza del nostro premier Conte alla firma del contratto ) non mi sembra il massimo della coerenza . In Italia stop alle trivelle , praticamente scomparse le raffinerie , piani futuri solo a parole di conversione alle energie rinnovabili , impegno sempre a parole a bloccare i trasferimenti di lavoro all’estero e poi si appoggia ENI ( una delle partecipate di Stato che doveva sviluppare i piani per creare nuovo lavoro in Italia ) ad un investimento di questa entità all’estero . Immaginate quanti posti di lavoro potevano venire generati in tutta la filiera dall’ ingegneria , alla costruzione degli impianti , alla produzione dei componenti , alla gestione degli impianti stessi se questo investimento fosse stato fatto in Italia ?. Il valore dell’investimento equivale a circa il 50% di tutto il reddito di cittadinanza
Visto che parliamo di governi sovranisti ( Italia first )  apprezzo di più Trump che coerentemente appoggia l’industria di estrazione dello shale oil and gas  in Texas , la costruzione di pipe line ( tipo TAP ) per il trasporto del greggio e infine la costruzione di nuove raffinerie nella zona di Houston destinate principalmente alla esportazione .
….In Italia invece importiamo professori dal Mississippi , assumiamo migliaia di “navigator” ( non meglio specificati ; mi fa specie che le professionalità richieste siano di psicologi , avvocati mai di tecnici o ingegneri che abbiano già lavorato )  e pensiamo che con questo  risolveremo il problema del lavoro in Italia ?
La ringrazio per l’attenzione.

Sergio Tosato

 

Sabato 15 dicembre 2018  in risposta al quotidiano “Il Giornale”
Oggetto: I “pensionati d’oro” bacchettani Di Maio.

Finalmente si sono riunite tutte le categorie manageriali del Paese per porre fine alle continue penalizzazioni delle loro pensioni, che da 25 anni subiscono continui blocchi dell’indicizzazione, facendone perdere più del 20% del valore. Avere versato elevati contributi proporzionali alle retribuzioni dopo pesante tassazione, subirne anche svalutazione continue per tappare ogni sorta di buchi di bilancio che si fanno sempre più frequenti e gravi, è indice di malgoverno e mancato rispetto di patti che inficiano il diritto sancito dallo Stato. Questa situazione non è peraltro di garanzia per la certezza del valore delle pensioni future, ora che sono calcolate con il sistema contributivo. Di contro, come evidenziato nell’incontro sulle cosiddette “pensioni d’oro”, non si è fatto granché, salvo continui ed inutili proclami di intento, per ridurre l’evasione fiscale, gli sprechi ed il lavoro nero, che elevatissima quantità di denaro sottraggono alle casse pubbliche. Penalizzare demagogicamente la classe dirigente del Paese, quella che ha contribuito e contribuisce tuttora a mantenerlo in competizione con l’intero mondo globalizzato e a garantirne l’elevato benessere acquisito negli anni, non è azione intelligente e tanto meno previdente da parte di coloro che vorrebbero imporre le loro condizioni a prescindere dai valori e contributi dati al Paese. Tuttora il Governo, spinto dalla necessità di cercare altro denaro per sostenere imprevidenti riforme assistenziali in conto debito, sta progettando altri blocchi della rivalutazione delle pensioni alte, distruggendo la fiducia e la motivazione di una classe dirigente che non merita di essere trattata in tal modo.

Giuseppe Monti

 

8 Dicembre 2018 in risposta a “Panorama”

Oggetto: I furbetti della Previdenza.

Innanzitutto complimenti al direttore Belpietro per come ha saputo rinnovare il settimanale con importanti  e ben riusciti articoli  di attualità.

In merito al recente sui furbetti della Previdenza, va detto che, oltre alla pensione ottenuta con i contributi figurativi pagati dalla fiscalità generale, cioè da noi, per via dell’assurda legge Mosca,  politici e sindacalisti maturano anche quella generosa  per la loro presenza in Parlamento. Di errori sulle pensioni ne sono stati fatti molti, come non citare ad esempio le pensioni Baby, che hanno permesso a molti insegnanti di pensionarsi a 40 anni e di svolgere in seguito attività anche in nero.

In tempi di crisi economica e di alto debito, si sarebbe dovuto affrontare ed azzerare, da più di vent’anni, i costi degli sprechi, corruzione ed evasione fiscale, ammontanti all’ incirca tra i 150 e 180 miliardi, sempre rimandati e sostituiti  da tagli agli investimenti, alla Ricerca e all’Istruzione  e da continui provvedimenti penalizzanti le pensioni, quelle tra i 2000 ed i 4500 E ad esempio, che tra l’altro sono soggette a tassazione elevata  fino al 35 % di detrazione, quando altri paesi dell’Unione stanno largamente sotto: la Germania a meno dello 1% e la Francia al 5%.

L’accorpamento della Previdenza con l’Assistenza, ad esempio, è foriero di ulteriori provvedimenti restrittivi sulle pensioni nonostante l’equilibrio tra entrate contributive ed uscite per pagamenti, tra l’altro corrispondenti allo 11 % del bilancio statale, in linea con la media europea, mentre il costo dell’Assistenza sta superando quello della Previdenza e con  preoccupanti aumenti annuali del 6%. La generosa ed improvvida proposta del Reddito di Cittadinanza  invece non fa altro che aumentare il costo dell’Assistenza, peraltro in conto debito, quando già l’Italia paga 65-70 miliardi per interessi, che si aggiungono al debito esistente non riuscendo a sottospendere o almeno pareggiare il bilancio tra entrate ed esborsi. Di questo passo ci avvitiamo e stiamo distruggendo il futuro non solo ai nostri figli ma anche il nostro. Altro che la sbandierare “la pacchia è finita”. Noi stiamo andando dritti verso il default per l’arrivo della recessione, se qualcuno non ci ferma e trova modo di investire sulle infrastrutture e sullo sviluppo produttivo per creare veri posto di lavoro.

Giuseppe Monti

 

Giovedì 29 Novembre 2018 in risposta al quotidiano “Il Giornale”

Oggetto: “Congelate” le pensioni.

Stante che questa misura è diventata ripetitiva da anni e lo sarà in futuro, i lavoratori con retribuzione sopra i 2000 E si dovranno porre il dilemma se conviene ancora pagare i contributi pensionistici, farsi una assicurazione o ricorrere a fondi privati, perché oramai i contributi sono diventati una tassa. Per assurdo, a certi livelli di pensione, dopo 10 o 20 anni di blocco delle perequazioni chi ha versato di meno avrà una pensione con valore prossimo a coloro che hanno pagato di più. Vi pare giusta questa situazione? Se i governi intendessero continuare su questa strada, dovrebbero togliere l’obbligo dei versamenti pensionistici sopra i 2000 E, e lasciare ai lavorator la scelta di quale tipo di pensione preferire.

Giuseppe Monti

 

Martedì 30 Ottobre 2018 in risposta al quotidiano “Il Giornale”

Oggetto: Dl Sicurezza a rischio.

Non è solo il Dl Sicurezza a rischio, ma pure la manovra economica e la stabilità del Governo. Sul Dl sicurezza, se il M5sdovesse  creare problemi, essendo questo per la Lega l’asse portante della sua azione e la crescita dei consensi di voto degli italiani, dovrebbe rispondere opponendosi al Reddito di Cittadinanza, stante anche lo scarso successo ottenuto con la Flat Tax, considerata una presa in giro per i beneficiari. Sta emergendo la vera anima dei pentastellati, con l’opposizione alle grandi opere infrastrutturali e la penalizzazione degli industriali col recente Dl Dignità,  quella prevista per le Banche e Assicurazioni, sistemi portanti della nostra economia, che verrebbe ulteriormente e pesantemente messa a repentaglio se si applicasse anche integralmente i contenuti del Reddito di Cittadinanza negli anni a venire. Infatti, mentre i 9 o 10 miliardi, previsti nel Def per il 2019, servirebbero solo a garantire i 780 E a un milione di persone o, in alternativa, e fornirne 128 E/mese a 6 milioni, per garantirne 780 E a tutti ne servirebbero, con legge a regime, 60 miliardi. Questi eleverebbero il totale delle erogazioni per pensioni assistenziali dagli attuali 120 a 180 miliardi di E/anno, contro quelle previdenziali di 220 miliardi, totalizzando una spesa pensionistica di 400 miliardi. Un assurdo economico frutto dell’irresponsabilità dei pentastellati che rovinerebbero del tutto il Paese. Ed è questo che l’Europa, ma anche i mercati finanziari non possono accettare e fanno precedere una rottura tra M5s e Lega con la caduta del Governo a breve termine.

Giuseppe Monti

 

Venerdì 19 Ottobre 2018 in risposta al quotidiano “Il Giornale”

Oggetto: Rc auto, Lega contro M5s, ed altro ancora.

La parificazione delle tariffe Rc auto in tutte le regioni d’Italia, che il M5s ha voluto includere nel Def per il 2019, non trova d’accordo, tra le tante altre cose la Lega (vedi la minaccia del blocco della perequazione delle pensioni per gli anni a venire), in quanto aumenterebbe le tariffe assicurative dei possessori di autoveicoli del Nord. E’ infatti risaputo che in molte regioni, prevalentemente del Sud, le truffe per falsi incidenti ed i mancati pagamenti delle assicurazioni di questo settore, siano la causa dell’aumento dei costi relativi, che con le prevista nuova regolamentazione tariffaria verrebbero spalmati su quelli delle regioni cosiddette virtuose. Se confermato, ci troveremmo nella situazione assurda di far subire ad altri le scorrettezze e gli illeciti dei furbi, venendo meno al principio di responsabilità.

E’ inoltre evidente come i Pentastellati  agiscano per favorire gli elettori che li hanno premiati votandoli, per le loro assurde promesse elettorali, che ora stanno rendendo critica l’approvazione del Def da parte della UE ed anche problematica la sua valutazione da parte dei mercati finanziari, come si evince dall’ascesa dello Spread e dai cali della Borsa, con perdite enormi dei valori azionari e dei risparmi degli italiani investiti in Buoni del Tesoro.

La beffa delle dichiarazioni del M5s, che vedrebbero beneficiate equamente tutte le regioni: 47% dei valori della manovra al Centro-Nord e 53% al Sud, non considera volutamente la sproporzione dei relativi abitanti: 78% al Nord e 22% al Sud, con conseguente vantaggio di 4,4 volte maggiore di questi ultimi nella spartizione dei 17 miliardi degli oneri di spesa tra reddito e pensioni di cittadinanza.

Il vice premier Di Maio sta ora denunciando le varie manine, che secondo la sua opinione hanno modificato il testo del Def, ma nasconde i suoi  tanti trucchetti o dei suoi colleghi di partito, inseriti tra le pieghe del documento che, non è stato approvato dall’ Ufficio Parlamentare di Bilancio, peraltro contestato dalla UE che si appresta a bocciarlo.

Siamo arrivati, come previsto, al dunque o prova della verità, dalla quale dipende la nostra sorte, non solo per il prossimo anno ma per sempre. Ci auguriamo, in quanto realmente preoccupati anche per i mancati investimenti per la crescita e la creazione di veri posti di lavoro, che questa situazione abbia termine, nell’ interesse di noi tutti, dei nostri figli e dell’intero Paese. Di furbizie e prepotenze ne abbiamo a basta. Non vorremmo anche che si mettesse a repentaglio la nostra partecipazione nella UE, che ci ha finora protetto e salvato dalla bancarotta.

Giuseppe Monti

 

Lunedì 15 Ottobre 2018

Oggetto: Pensioni, pronto anche il blocco delle pensioni.

C’è un miliardo di Euro mancanti a Di Maio per realizzare il suo obbiettivo sulle pensioni di “cittadinanza”, e li sta cercando non solo riducendo quelle alte ma pensando di bloccare anche la perequazione futura di quelle più basse. Giusto ieri sera alla Tv il leghista Brambilla ebbe a dichiarare che l’equilibrio futuro dei conti dell’Inps richiederà altre riduzioni, lasciando chiaramente intendere che gli attuali tagli non saranno gli ultimi, come se i precedenti blocchi non ne avessero già sufficientemente ridotto il valore. Intendiamoci, una cosa è ridurre le pensioni di chi non ha versato sufficienti contributi, come per molti politici ed altri favoriti o fortunati, ma chi non li ha versati per anticipato raggiungimento del diritto alla quiescenza per leggi in vigore 20-30 anni fa, che può fare ora col senno di poi? Ed inoltre, che effetto hanno sugli equilibri contabili dell’ Inps i continui addebiti impropri non coperti da contribuzione o  mancati ed insufficienti pagamenti derivanti da decisioni politiche del passato, quando i lavoratori tuttora vengono pesantemente tassati in proporzione al loro reddito, per  conquistarsi una pensione della quale peraltro non sono certi? Perché questi ultimi devono subirne le conseguenze, oltre alle varie tasse che già devono pagare? Perché non si prevedono ora gli effetti di decisioni politiche sul futuro dei conti Inps, come ad esempio quella di concedere la pensione sociale ai congiunti dei lavoratori di altre nazioni con cittadinanza italiana, che saranno sempre più numerosi in conseguenza al calo demografico della popolazione italiana? Che scelte hanno i lavoratori se non quella di doversi fare una pensione integrativa con esborsi aggiuntivi, stante che i contributi che ora pagano non danno garanzie di pensione certa? Non sono solo queste le problematiche che stanno addensandosi sulle pensioni e che i nuovi ed improvvisati legislatori pensano di aggiustare con un “colpo di penna” o una legge affrettata, come lo fu quella ai tempi del governo Monti. Non vorremmo che a causa della “coperta corta” e per improvvide spese si dovessero anche aggiungere nuove accise oltre a quelle già gravanti sui carburanti e sulle forniture energetiche, come successo lo scorso anno a quest’ultime, pagate anche dagli italiani con basso reddito. Non tutti gli italiani sono degli esperti commercialisti per capire le conseguenze di quello che stanno decidendo i nuovi governanti, ma non sono così ingenui e sprovveduti da essere sempre e ripetutamente ingannati e tar-tassati.

Giuseppe Monti

 

Domenica 14 Ottobre 2018 

Oggetto: Pensioni, tagli pure sotto i 4000 Euro.

Salvini si è pure rotto il polso e Di Maio ne approfitta. Già Toninelli è sotto tiro per aver concesso troppo a Salvini sul blocco dei porti ai migranti; ora si parla di tagliare le pensioni da 3500 E e di svuotare la legge di sicurezza. Se questo avvenisse, alla Lega converrebbe “chiudere baracca e burattini” con i grillini per evitare di perdere gli elettori finche è in tempo. E’ chiaro che il sorpasso della Lega non è piaciuto al M5s ed ora intende ricuperare i suoi elettori, ma è la Lega a subirne il danno maggiore. Già c’è il forte malcontento degli industriali del Nord, ma non solo loro, se poi si concretizzassero i ventilati progetti di Di Maio, la Lega finirebbe assai male, e così pure il Centro Destra. Di riforme per ridurre il costo dello Stato non se ne parla più, anzi, con il progetto di statalizzare l’Alitalia si ritornerebbe ai “tempi bui”, e perché no statalizzare anche le banche in crisi. Sarebbe la fine della nostra economia, con il seguito del “si salvi chi può”.

Giuseppe Monti

 

Giovedì 4 ottobre 2018, lettere alla Presidente Colombo

Oggetto: Considerazioni personali sulla Manovra Economica ( DEF )

 

Cara Presidente di Federmenager BG

invio questa breve nota non tanto per contestare la manovra economica del governo ( fare promesse e relative manovre in debito è stata la strategia di tutti i governi italiani degli ultimi 50 anni …..quindi non una novità) , quanto piuttosto per evidenziare , alla luce della mia esperienza di uomo d’azienda che per tutta la vita ha affrontato piani di sviluppo e di ridimensionamento ,  le difficoltà realizzative di alcuni interventi e l’impatto sulla economia reale.

Reddito di cittadinanza evidenzio 2 aspetti :

  • non commento l’aspetto di aiuto alla povertà della proposta , ma il previsto aumento dell’occupazione ;  non credo che il problema attuale sia legato alla difficoltà di far incontrare  a livello locale la offerta con la domanda di lavoro ; i problemi sono invece la mancanza di professionalità adeguate al nord ( messe in evidenza dallo sviluppo della tecnologia ) e la mancanza di qualsiasi tipo di lavoro al sud . Perché il piano proposto abbia efficacia dovrebbe partire proprio da questi 2 punti ( assenti per ora dal decreto) e poi essere articolato in fasi realizzative ben dettagliate per  definire compiti e responsabilità dei centri per l ‘impiego , piani di potenziamento , tipo di formazione che serve a livello locale per sviluppare occupazione andando incontro alle necessità delle aziende , organizzazione di tali corsi in termini di contenuti e di docenti ( diverso formare un operaio esperto di meccatronica rispetto ad un addetto al magazzino ) e  a monte di tutto questo un modello di politica industriale di sviluppo . Un piano di questo genere non si risolve chiaramente in 6 mesi mettendo a disposizione qualche miliardo di Euro , ma richiede idee chiare e tempi lunghi di realizzazione. 
  • il livello del reddito di cittadinanza , in particolare per un nucleo familiare ( si parla per una famiglia con 2 figli di superare i 1600 Euro al mese) ,  è dello stesso ordine di grandezza della maggior parte degli stipendi attuali dei lavoratori impiegati ad esempio nella industria siderurgica , per cui in molte aree del paese potrà risultare conveniente iscriversi alle liste di collocamento ed usufruire del reddito di cittadinanza .Risulterà praticamente impossibile per il centro per l ‘impiego trovare 3 offerte di lavoro a livelli confrontabili , a distanza di 50 km dalla residenza .  E’ chiaro che questo potrà favorire il lavoro in nero e ritengo praticamente impossibile poter definire regole di controllo sul rifiuto di eventuali offerte e soprattutto farle rispettare. 
  • analogamente per la pensione di cittadinanza , pur doverosa dal punto di vista sociale , comporterà la non convenienza a pagare i contributi  in quanto , anche pagando  ,la pensione finale sarà dello stesso ordine di grandezza o addirittura inferiore alla pensione di cittadinanza.         

Diminuzione dell’età di pensionamento 

  • la diminuzione dell’età di pensionamento avrà un impatto significativo sulle uscite dei lavoratori stimate in 400 – 500.000 unità nel 2019 ma quella che ritengo non corretta è la valutazione che i vari membri del governo hanno pubblicizzato sulla ricaduta occupazionale .I ragionamenti semplicistici fatti sono stati , esce 1 persona e viene sostituita da un giovane  oppure addirittura da 2 perché il livello di stipendio del giovane sarà più basso . Nella realtà delle varie aziende ,   l’uscita di lavoratori per pensionamento sarà associata ad una energica azione di revisione organizzativa e di sviluppo di automazione per ridurre al minimo la necessità di nuovi lavoratori ; la logica delle aziende che vogliono competere sul mercato sarà sempre di cogliere tutte le opportunità per poter mantenere la competitività nel lungo periodo . Solo nel caso in cui ci sia crescita dell economia e sviluppo dei vari settori si vedrà un aumento significativo di occupazione.  Nel corso della mia lunga attività professionale ho assistito a varie situazioni di questo tipo ( a quei tempi si chiamavano “prepensionamenti” ) ed erano indirizzate a specifici settori industriali , ma in quei casi veniva esplicitamente dichiarato che la finalità era un recupero di efficienza e competitività mentre ora viene dichiarato che come effetto ci sarà aumento dell’occupazione .In questo ultimo caso l’effetto a medio termine sarà un aumento dei costi in senso generalizzato per il  Sistema Italia , cioè tutti noi , in quanto si pagheranno le pensioni e in aggiunta anche gli stipendi . La resistenza da parte delle aziende ad assumere nuovi lavoratori a tempo indeterminato ha come base il fatto che in Italia è possibile divorziare dalla propria moglie , ma praticamente impossibile “divorziare” da un collaboratore assunto a tempo indeterminato  anche a fronte di mancanze gravi . L’unica circostanza ammessa è la chiusura dell’azienda. 

“Pace fiscale” ,  è l’ennesima dimostrazione che in Italia le tasse ,in modo completo , le pagano solo i lavoratori dipendenti e i pensionati , i quali non potranno mai  usufruire della “pace fiscale “perché  le loro tasse vengono  prelevate forzatamente  dallo stato prima di accreditare in banca lo stipendio/pensione. 

“Flat tax” per le partite IVA , trovo ingiusto che il lavoro dipendente sia tassato con percentuali quasi doppie del lavoro professionale autonomo. Se riduzione delle tasse deve esserci , deve esserci per tutti .

Ringraziandola per l’attenzione

Sergio Tosato 

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Oggetto: Pensioni d’oro

Cara Presidente,devo farle una confessione….sono un “pensionato d’oro” , e per questo nostro  attuale governo ho commesso un grave delitto : ho lavorato 42 anni come LAVORATORE DIPENDENTE nell’industria privata essendo soggetto  di conseguenza, con prelievo alla fonte, a tutte le normative previdenziali e fiscali dei vari governi , compresi i vari contributi di solidarietà. Mai avrei pensato, dopo aver pagato i contributi e le tasse fino all’ ultimo centesimo, di essere additato al pubblico ludibrio da parte dei nostri attuali governanti per ricevere una pensione che è frutto di tali versamenti.

E chiaro che non morirò di fame se la mia pensione verrà ridotta, ma se passa il principio che il primo che va al governo può modificare a suo piacere le leggi in modo retroattivo, allora lo STATO di DIRITTO non esiste più… per tutti. Risulta chiaro che manovre come il taglio delle cosiddette  “pensioni d’oro”, insignificante dal punto di vista dei risparmi ottenibili perché la platea è fatta da pochi ex lavoratori dipendenti, sono fatte solo al fine di aumentare il consenso popolare fomentando la lotta di classe. Ben altro impatto avrebbe una seria lotta all’evasione fiscale…….ma è molto più facile ridurre le pensioni sbandierando tale azione come giustizia sociale e lotta agli sprechi.

Sergio Tosato

 

Sabato 11 Agosto 2018 in risposta al quotidiano “Il Giornale”

Oggetto: Ecco chi rischia la pensione.

Da quanto finora discusso e fatto trapelare dal Governo, i tagli alle pensioni alte dovevano riguardare quelle superiori agli 80.000 E anno, mentre dall’articolo di oggi si dovrebbe partire dai 3.500 E mensili (e non 4000 E netti come finora dichiarato) che, al lordo corrispondono a circa 5.000 E, ovvero a 65.00 E anno per gli attuali pensionati. Parrebbe di capire che per raccogliere più più denaro per alzare le pensioni minime, si voglia cambiare quanto sempre dichiarato in precedenza. Diventa sempre più chiara l’ intenzione del Governo di non rispettare i diritti acquisiti in funzione di nuovi bisogni di cassa, come lo furono i vari blocchi della perequazione delle pensioni passate, falcidiate dall’inflazione che il governo Renzi non onorò con il decreto Poletti, che non rispettava la sentenza della Consulta. Ora, anziché agire con tasse sulla fiscalità generale per sostenere le nuove spese relative all’aumento delle pensioni minime, per non dover apparire un esecutivo “tassatore”, si insiste nel venir meno al rispetto dei diritti acquisiti e ancor più scaricare sui bilanci dell’Inps sempre più oneri relativi all’Assistenza, peraltro con costi sempre in preoccupante aumento. Come affermava recentemente un pensionato delle Forze dell’Ordine, con lettera pubblicata dal vostro Giornale, con che ” … genere di Stato abbiamo ora a che fare,  e che ne è stato del patto di onore siglato ad inizio carriera…”. Noi pensionati vogliamo chiarezza da chi ci governa e non subire inganni con dichiarazioni ed impegni che non vengono onorati. Possiamo avere il rispetto che meritiamo, avendo contribuito con impegno e sacrificio a costruire quell’Italia, che ora state demolendo non solo economicamente ma anche eticamente?

Giuseppe Monti

 

Martedì 7 Luglio 2018 in risposta al quotidiano “Il Giornale”

Oggetto: Pensioni, abbandonarvi è impensabile.

Preg.o Direttore Sallusti,

la ringrazio per avere dato spazio nel suo giornale alla lettera di un neo pensionato che viene definito “parassita” da chi ci governa per avere una pensione alta, anche se conquistata con regolare contribuzione per 40 anni di lavoro. Il suo articolo di fondo di ieri sull’argomento mi spinge ad esprimere un mio personale commento.

Sono più di 20 anni che sulle pensioni alte, quelle che superano tre volte il minimo di legge, da circa 1500 E, è in atto il blocco progressivo della rivalutazione per la svalutazione subita, applicato a volte per 2-3 anni ed ora pare in via definitiva. Non si parla qui delle pensioni altissime, frutto anche di cumuli di più pensioni che a volte raggiungono i 100.000 E e per le quali non si sono versati contributi proporzionali, ma di pensioni  normali di lavoratori che hanno versato contributi per 40 anni di vita lavorativa, non calcolate sulla retribuzione dell’ultimo anno come per gli statali, ma sulla media di 10 anni e riparametrate per ridurle a circa il 50 % dell’ultimo stipendio. L’ultima beffa è stata quella effettuata dal governo Renzi, che con il decreto Poletti (preoccupante e pessimo precedente), ha confermato che per necessità di equilibrio di cassa (dello Stato) la decisione della Consulta non dovesse essere rispettata. Dal 1995 ad oggi le cosiddette pensioni alte dell’INPS hanno perso oltre il 25% del loro valore, a fronte di alti contributi versati allo stesso ente,  anno dopo anno. Il volerle penalizzare nuovamente a partire dai  2000  E, come espresso dal leghista Brambilla in un recente programma  tv su rete 4, indigna per la continua vessazione dei pensionati che non si possono difendere, e come lei ha scritto, sono coloro che con assiduo, tenace e responsabile attività hanno contribuito a costruire un’ Italia economico-industriale che ha elevato lo standard di vita di tutti a partire dal 1960 fino al 2010. Oltre a questi problemi, la gestione dell’INPS è gravemente appesantita dai costi dell’Assistenza, fortemente in crescita in questo anni, quando da tempo se ne chiede la separazione dalla Previdenza in ente apposito, sostenuto dalla fiscalità generale e non dai contributi dei soli lavoratori, che in tal modo vengono defraudati.

Se la Lega continua ad assecondare l’azione politica de Cinque stelle, i consensi acquisiti da Salvini sul fronte dell’immigrazione verranno persi da qui a fine anno, e se Forza Italia non recupera il suo ruolo e riafferma il rispetto degli accordi di coalizione, a sua volta verrà penalizzata nei consensi. La politica che il M5s sta mettendo in atto rischia di rovinare l’ Italia per sempre.

Giuseppe Monti

 

Domenica 29 Luglio 2018, in risposta al quotidiano “Il Giornale”

Oggetto: Nuove tasse sulle pensioni.

Ieri a Stasera Italia, sul quarto canale, l’ economista della Lega Brambilla ha annunciato che il Governo, nel testo del decreto legge Dignità sta pensando di inserire per tre anni una tassa di solidarietà per le pensioni a partire da 2000 E, per ricavarne 1,3. miliardi, a sostegno delle modifiche della legge Fornero. Se questo fosse vero, le predette pensioni, che già sono escluse da anni dal ricupero dell’inflazione, subirebbero un’ ulteriore penalizzazione. La motivazione per eliminare retroattivamente i vitalizi ai parlamentari del governo, ma non ai consiglieri regionali, come si sospettava, non era che un “trucco” per mettere nuovamente mano sulle pensioni, diventate il bancomat per i vari bisogni dei governi che non sono capaci di fare le riforme per ridurre il costo dello Stato.

Se un domani, per ridurre il debito statale, a costoro venisse in mente di fare altrettanto, ne dovremmo vedere di belle. A Il Giornale il compito di chiarire che cosa sta architettando il governo giallo verde per penalizzare nuovamente le pensioni in essere.

Giuseppe Monti

 

Martedì 10 Luglio 2018, in risposta al quotidiano “Il Giornale”
Oggetto: I tagli del Governo alle pensioni alte.

I tagli alle pensioni alte dei dipendenti pubblici esemplificati nell’ articolo di oggi per dirigenti, generali, magistrati ed alti funzionari, non sorprendono, anche se possono innescare futuri interventi ingiustificati e generalizzati per altre categorie di pensionati. Una legge approvata in Parlamento circa 23-25 anni fa, permetteva ai dipendenti pubblici di pensionarsi con lo stipendio dell’ ultimo anno, a differenza dei dirigenti delle aziende private, giornalisti, avvocati ed altre categorie professionali, iscritti a diversi istituti pensionistici, che invece applicavano il calcolo della pensione basato sulla media delle retribuzioni degli ultimi 5-10  anni, per di più ridotte con indici di riparametrazione. Questo metodo di calcolo era finalizzato a mantenere un equilibrio contabile tra i versamenti dei contributi e gli esborsi delle pensioni,  preoccupazione che evidentemente l’ Inps non aveva.

Ricordo che a quel tempo i dirigenti pubblici delle categorie summenzionate, lasciarono in massa l’ Inpdai per confluire nell’ Inps, creando  non pochi problemi all’ ente di provenienza.   Queste differenze di calcolo delle pensioni tra pubblico e privato, che sono indicate nell’ articolo attorno al 30%, corrispondono a contributi non versati. Personalmente, come dirigente pensionato nel 1998, ricordo che la differenza tra la retribuzione dell’ ultimo anno e la pensione conseguita fu di circa il 50% non avendo provveduto a  trasmigrare nell’ Inps.

Giuseppe Monti

 

Giovedì 28 Giugno 2018, in risposta al quotidiano “Il Giornale”

Oggetto: Ci tagliano le pensioni

Queste sono battaglie ai mulini a vento, se non si rispettano i diritti acquisti. Si risparmiano molti più denari imponendo limiti alle regioni che legiferano indipendentemente, perché alcune concedono stipendi sconsiderati a presidenti, assessori e consiglieri, come in Sicilia ed altre a statuto speciale.

Non si vorrebbe invece che si iniziassero ad emanare leggi con effetto retroattivo sulle pensioni in generale, dopo che già il governo Renzi, con il decreto Poletti, ha addirittura impedito l’ applicazione della sentenza della Consulta  relativa al blocco delle perequazioni, ricorrendo all’ estemporanea motivazione di necessità di Bilancio. Le pensioni, oltre al blocco della perequazione, avevano subito una forte perdita di potere d’ acquisto con il passaggio all’ Euro per via dell’ assurdo rapporto di 1928 lire contro un Euro che Ciampi e Prodi si erano lasciati imporre. E’ da quel momento che le pensioni minime di un milione ora valgono 500 E. Allora con quella cifra si campava, ora si finisce in povertà, come  stabilito recentemente dall’ Istat. Da quel momento le pensioni hanno perso cica i 50% del loro potere di acquisto. I Cinque Stelle stanno mostrando il loro  vero volto di “caccia alle streghe” e la Lega si deve opporre.

Giuseppe Monti

 

Domenica 24 Giugno 2018, in risposta al quotidinao “La verità”
Oggetto: Rivalutare le pensioni non è un tabù

Leggo sempre con interesse il vostro quotidiano perché è veritiero innanzitutto e su temi attualissimi in particolare.

Su quello delle pensioni, l’ articolo di Claudio Antonelli, oltre alla bella notizia dell’ accoglienza delle istanze dei pensionati italiani da parte Cedu, mette in evidenza il mancato rispetto dei diritti dei cittadini per ragioni di equilibrio dei conti pubblici da parte dello Stato. Mentre il governo Renzi spendeva e spandeva per suoi interessi elettorali soldi a go-go per 20 miliardi in bonus di vario genere e senza riscontri migliorativi sull’ economia, con il Bonus Poletti si accaniva nuovamente sulle pensioni, privandole del meccanismo di rivalutazione previsto dalla prima sentenza della Consulta. Una decisione che ha indignato giustamente i pensionati colpiti da un provvedimento iniquo, oltretutto dopo i precedenti, e perverso perché paventa la possibile ripetizione di salasso del contribuente ogni qualvolta lo Stato, che già grava oltre il 50% di tasse sul cittadino, abbisogna di denaro, non avendo peraltro il Governo attuato le riforme per ridurre sprechi e costi inopportuni.

Una decisione offensiva oltretutto per la categoria dei pensionati che non ha altre possibilità di difendere il potere di acquisto del proprio reddito. Sarebbe come se un datore di lavoro, ogni qual volta non gli quadrano i conti, abbassasse le retribuzioni dei propri dipendenti. Ne abbiamo visto di creative legislazioni negli ultimi tempi, ma quella dei trucchi del duo Renzi-Poletti sulle pensioni proprio non ce la aspettavamo. Speriamo quindi che la Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo pervenga ad una decisione riparatoria di quanto ingiustamente subito. Grazie per i vostro contributo giornalistico.

Giuseppe Monti